Testimoni illustri

Le grandi figure di santi religiosi del passato

Il Deserto di Varazze, oltre le grandi figure di santi religiosi del passato, anche nel ‘900 ha ospitato anime sante delle quali è in corso il processo canonico di beatificazione.

FRA GIOACCHINO
DI REGINA PACIS

La storia e la vita del Santuario Regina Pacis sono profondamente segnate dalla figura di Fr. Gioacchino Ramognino, nativo di Sassello (1890), di professione falegname, innamorato fin da giovane della Vergine Maria, attivissimo nelle associazioni cattoliche del suo paese, prima di lasciarsi convincere dai Padri Carmelitani del Deserto di Varazze a mettere a servizio della comunità carmelitana la sua perizia nel lavorare il legno.
Assunto infatti come artigiano dai frati nel 1951 per sei anni, in seguito vestì per 10 anni l’abito di terziario regolare carmelitano, finché nel 1967, all’età di 77 anni, il P. Generale dell’Ordine e suo grande amico, P. Anastasio Ballestrero, gli ottenne dalla S. Sede la dispensa per entrare subito, a pieno titolo, nell’Ordine.
Passò la sua vita assorbito dal lavoro e dalla preghiera, sempre immerso in un tenero amore alla Vergine Maria, e continuando a dedicarsi in modo particolare al “suo” santuario del Beigua.
Morì nel 1985 a 95 anni e venne il Card. Ballestrero a celebrarne il funerale. Il processo diocesano per la sua glorificazione si è concluso il 6 gennaio del 2015.

CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI FRA GIOACCHINO DI REGINA PACIS:

Per testimoniare le grazie ricevute e per informazioni:
EREMO CARMELITANO DEL DESERTO di VARAZZE
Via al Deserto 19, 17019 Varazze (SV)
tel. 019 918082
email: conventodeserto@carmeloligure.it
Per sostegno economico:
conto corrente postale n. 11890175
intestato a Provincia Ligure Ordine Carmelitani Scalzi

PREGHIERA

Padre di pace e di misericordia, che prediligi gli umili e i piccoli,
ascolta la nostra preghiera.

Ti chiediamo per noi e il mondo la pace.
Per intercessione di Maria Regina della Pace, concedi al tuo servo fra’ Gioacchino la gloria eterna. Durante il suo lungo pellegrinaggio terreno – in bottega, al fronte, in montagna e in convento – fu sempre tanto vicino alla Mamma di Gesù e Madre nostra.
Zelò sempre il tuo onore e quello di lei.
Per questo glorificalo nella comunione con te anche nella Chiesa pellegrina.
Ti preghiamo umilmente: dispensa pure a noi, spronati dal suo esempio, il dono di vivere solo per te, mentre osiamo domandarti, se rientra nel tuo volere, la grazia… (esprimere la richiesta al Signore)
per i meriti di Cristo, nostro Signore.
Amen.

(Con autorizzazione ecclesiastica)

Il Card. Anastasio Ballestrero

Alberto Ballestrero nasce a Genova, il 3 ottobre 1913, primo di cinque fratelli. Quando a nove anni e mezzo viene a mancare la mamma, il padre, che non si risposa, accudisce amorevolmente i figli, lavorando la notte.
Nel collegio ove il padre lo mise per favorirne la formazione, un prete “contento di essere prete” gli fece sbocciare la vocazione.
Ad 11 anni entra nei Seminario carmelitano del Deserto di Varazze.

Frate e Sacerdote

Il 12 ottobre 1928, quindicenne, eccolo novizio a Loano e professo l’anno dopo. Non dimenticherà più la scritta che vide entrando: “fa’ silenzio, oppure dì cose migliori del silenzio”.
Passa poi allo Studentato del Convento di S. Anna a Genova, ove, a 19 anni, una setticemia partita da un’infezione al piede lo porta in fin di vita. “O prete o morto” dice al dottore che vuol convincerlo a tagliare il piede infetto. Guarirà dopo sei mesi.
Arriva il momento dell’Ordinazione Sacerdotale: 6 giugno 1936, per mano del Card. Minoretti, Arcivescovo di Genova.

Provinciale e Generale dell’Ordine

Rapidamente ascende a compiti di sempre maggiore responsabilità: priore, e poi Provinciale della Provincia Ligure, quando ancora gli manca l’età canonica dei 35 anni.
Terminati i due trienni di Provincialato, è eletto Generale dell’Ordine a 42 anni, il 27 aprile 1955. Governerà l’Ordine per due sessenni, abbinando all’infaticabile peregrinazione presso conventi e monasteri nel mondo, la partecipazione come padre Conciliare al Vaticano ll, che ne segnerà profondamente l’azione pastorale. Intanto cresce la sua missione di predicatore di Esercizi e di conferenziere su temi di spiritualità.

Arcivescovo a Bari e a Torino

Nel ‘67 termina il suo servizio di Generale dell’Ordine. Dopo sei anni di intensissima attività nel suo settore preferito di predicatore di Esercizi, viene chiamato alla cattedra Arcivescovile di Bari all’inizio del ‘73. Ordinato Vescovo il 2 febbraio, il 16 fa il suo ingresso in diocesi. Comincia in quell’occasione il sodalizio con il suo segretario P. Giuseppe Caviglia, che terminerà solo con la morte.
Appena quattro anni ed eccolo Arcivescovo di Torino a continuare il mandato del Card. Pellegrino, una sede più complessa e in tempi difficilissimi: è il 1977, tempo di contestazione, di conflitti sindacali, del terrorismo delle Brigate rosse. Pazientemente, vince scetticismi e perplessità, conquistando il cuore della gente e, soprattutto, dei sacerdoti. Vi rimarrà per 12 anni, fino al 1989.

Cardinale e Presidente CEI

Nel 1979 intanto lo attendevano due novità importanti: il 18 maggio Giovanni Paolo II lo nomina Presidente della CEI, l’assemblea dei Vescovi italiani, che lo occuperà fino al 1985; il 30 giugno, sempre del ‘79, viene creato Cardinale dal Papa. In questi anni la sua attività diventa intensissima, quasi insostenibile, sfibrando-gli un fisico peraltro eccezionalmente resistente. Anche se intimamente commosso nel lasciare nel 1989 la diocesi al suo successore, Mons. Saldarini, è contento di poter tirare il fiato nella residenza del “Fortino” a Bocca di Magra, che volentieri i confratelli carmelitani della sua Provincia Ligure mettono a sua disposizione.

A Bocca di Magra

A Bocca di Magra trascorre gli ultimi anni della sua vita, con la compagnia di Sr. Antonina Volpe e di P. Giuseppe Caviglia, predicando Esercizi nell’attigua Casa di Spiritualità “Monastero Santa Croce”, e molto spesso chiamato lontano per predicazioni, conferenze, interventi significativi.
Progressivamente minato nel fisico da vari disturbi, fino a doversi servire di una carrozzella, ma sempre perfettamente lucido nella mente, si spegne fra le braccia di Sr. Antonina e di P. Giuseppe il 21 giugno 1988.
Sceglie di essere tumulato là dove, da ragazzo, era fiorita la sua vocazione: al Deserto di Varazze, ove gli è stato dedicato un monumento in bronzo. Poco sopra al Deserto, nella cappella della Regina Pacis, sul monte Beigua riposava da qualche anno il suo confratello e amico, fr. Gioacchino di Regina Pacis.