Nella memoria di san Giuseppe lavoratore non vogliamo dimenticarci del nostro santo facendovi conoscere una bella realtà spagnola: il Centro Spagnolo Josefino di Valladolid. A inizio anno infatti è stata pubblicata un’intervista al suo direttore sul sito della nostra provincia religiosa spagnola (qui il link all’articolo in spagnolo). L’intervista è un po’ lunga, ma non riguarda solo il Centro Josefino, poichè il direttore coglie l’occasione per parlare anche della devozione di santa Teresa di Gesù per san Giuseppe, richiamando i testi della santa e alcune testimonianze dei processi di beatificazione. Ve ne proponiamo una traduzione per la quale ringraziamo di cuore padre Matteo Pesce, priore del nostro convento di santa Teresa in Torino.
Abbiamo chiacchierato con Luis Javier Fernández Frontela, direttore del Centro Spagnolo Josefino. Nell’intervista ci illustra alcune particolarità del Centro e soprattutto approfondisce la grande devozione di santa Teresa a san Giuseppe.
Come definiresti il Centro Josefino?
Il Centro Josefino è situato nel convento di san Benito el Real dei Carmelitani Scalzi di Valladolid. È un centro di studi e di diffusione della figura di san Giuseppe e di tutto ciò che ha a che fare con lui. Fu creato negli anni Quaranta del XX secolo da Padre José Antonio Carrasco, come parte essenziale dell’allora brillante Associazione Josefina. Ha una sezione dedicata ad immagini, incisioni, ricordi, oggetti di devozione (come una reliquia del XVII secolo con una delle copie dell’anello nuziale che era ed è venerato a Perugia).
La cosa più preziosa e utilizzata è la sua ricca biblioteca giuseppina (per studi, arte). Vi troviamo dal primo libro su san Giuseppe che fu stampato quasi alle origini della stampa, all’ultimo apparso. Libri biblici, teologici, trattati classici e persino prodotti per bambini. Abbonda di opuscoli devozionali dal XVII al XX secolo.
Essendo destinata allo studio di san Giuseppe, contiene, oltre alle riviste giuseppine di tutto il mondo, raccolte bibliche, talmud, misnah, enciclopedie ebraiche, patrologie, una biblioteca di autori spagnoli, raccolte di sermoni, arte, letteratura , storia e altri strumenti per la ricerca su san Giuseppe. Per questo si specializza anche in Sacra Scrittura, Cristologia e Mariologia.
Fin dagli inizi il Centro Josefino pubblica la popolare rivista El Mensajero de San José (Il Messaggero di San Giuseppe) ed Estudios Josefinos (Studi Giuseppini), una rivista di ricerca molto diffusa.
Degni di nota sono anche i libri pubblicati, tra cui: San Giuseppe, il suo tempo e la sua vita; San Giuseppe, l’uomo, il falegname, il santo; San Giuseppe, modello di spiritualità cristiana; Padre mio Signor san Giuseppe. Spunti per la preghiera; Custode del Redentore (numero straordinario di Estudios Josefinos dedicato al commento all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II “Redemptoris Custos”); Matrimonio e paternità di san Giuseppe; Poesie a san Giuseppe; Verbali del Simposio Internazionale su San Giuseppe; San Giuseppe nel mistero di Cristo e della Chiesa; Il Vangelo di san Giuseppe.
Un centro che si fonda sulla grande devozione di santa Teresa per san Giuseppe…
San Giuseppe è parte del carisma del Carmelo Scalzo. La devozione a san Giuseppe è una delle eredità più care che abbiamo ricevuto dalla Santa Madre. Già all’inizio del XVI secolo padre Gracián affermava che «coloro che professano questa regola dei Carmelitani scalzi riconoscono come fondatore di questa riforma il glorioso San Giuseppe, con la cui devozione Madre Teresa l’ha fondato, così come tutta la religione del Carmelo riconosce come sua fondatrice la Santissima Vergine Maria». Non sorprende, ed è da figli amati, che i Carmelitani Scalzi volessero dedicarsi allo studio di San Giuseppe e alla diffusione della devozione al santo tra i fedeli. Santa Teresa imparò la devozione a San Giuseppe in casa (cfr. Vita 1 ,1) e soprattutto nel convento dell’Incarnazione. Per le monache di questo monastero di Avila era chiaro che Teresa de Ahumada era estremamente devota a San Giuseppe e la sua devozione colpiva. La devozione di santa Teresa a san Giuseppe è un fatto ricordato con insistenza da parecchi testimoni nei processi per la sua beatificazione.
Padre Girolamo Gracián afferma nella sua opera La Josefina che «Tra le anime che ho conosciuto più devote a san Giuseppe c’era Madre Teresa di Gesù, originaria di Ávila, di nobile stirpe, fondatrice, nella terra promessa che è la Chiesa, di monasteri di san Giuseppe di Carmelitane Scalze… e con la devozione di questo santo ha superato tante difficoltà e ha compiuto miracoli in vita e in morte».
Santa Teresa fu sempre molto devota al santo. Espressione di questa devozione fu il suo affidarsi a lui durante la gravissima malattia che la portò sull’orlo della morte. E la guarigione miracolosa dalla malattia per opera di san Giuseppe fu una pietra miliare nello sviluppo della sua devozione giuseppina che divenne una vera esperienza relazionale, amichevole, filiale col suo “Padre e Signore San Giuseppe”. L’elenco dei santi a cui era devota e che portava nel breviario ha per primo «il nostro Padre san Giuseppe».
La devozione della santa verso san Giuseppe è un composto di affetto, dedizione, venerazione, fiducia e amore che la porta ad affidarsi a lui molte volte e a vivere con lui. E in questa quotidiana esperienza giuseppina, vissuta con più intensità nei momenti di difficoltà spirituale o fisica, ella si rende conto di aver scelto un santo piena di bontà e di potere, sperimenta che si relazione con un Padre e Signore. Basta leggere il capitolo 6 della sua Vita per rendersi conto fin dove arrivò questa devozione.
La devozione della santa verso San Giuseppe raggiunge vette altissime durante la fondazione del primo monastero di San Giuseppe ad Avila; lo racconta nel Libro della Vita, ai capitoli 32 e 33. Quando va a fondarlo, si ritrova ostacolata da tutte le parti, senza soldi né dove procurarseli, né per il Permesso di fondazione, né per altro. In questa situazione senza via d’uscita, viene in suo aiuto il glorioso San Giuseppe, «al quale mi ero affidata moltissimo». «Non sapevo cosa fare né come pagare alcuni funzionari, allora mi è apparso San Giuseppe, il mio vero Padre e Signore, che mi ha fatto capire che non mi sarebbero mancati (i soldi), che dovevo concludere, e così ho fatto senza uno spicciolo, e il Signore, in un modo che coloro che lo udirono rimasero spaventati, me li provvide».
Per padre Jerónimo Gracián, questo aiuto di san Giuseppe alla Santa non si concretizza solo nel monastero di Ávila, ma si estende a tutte le sue altre fondazioni: «come il glorioso San Giuseppe compì un miracolo nella fondazione di questo monastero (di san Giuseppe di Avila), potrei raccontarne molti altri, sia di frati che di monache, che sembravano impossibili da farsi se questo glorioso santo non avesse messo le mani su queste fondazioni».
Per santa Teresa, il vero Fondatore, non solo del primo monastero, ma dell’intera Riforma, è san Giuseppe, come ci dice Padre Gracián: «…e per questo, come scrive il dottor Ribera, fece porre alla portineria di tutti i monasteri che fondò la Madonna e il glorioso San Giuseppe; e in tutte le fondazioni portava con sé un’immagine voluminosa di questo glorioso santo, immagine che ora è ad Avila, chiamandolo fondatore di quest’Ordine».
Si può dire che santa Teresa è la più grande paladina di san Giuseppe?
Lucot, autore francese del XIX secolo, diceva che «se Gerson, il grande promotore della devozione a san Giuseppe alla fine del Medioevo, aveva fatto molto per san Giuseppe, Teresa ha fatto mille volte di più da sola e attraverso i religiosi della sua Riforma e le monache del suo Carmelo. A lei san Giuseppe è debitore specialmente della sua gloria sulla terra».
Per santa Teresa tutti i conventi da lei fondati, come il primo ad Ávila, sono la casa di san Giuseppe. Se non tutte le fondazioni avvenute con l’intercessione di san Giuseppe portano il titolo di san Giuseppe, non ce n’è nessuna dove l’immagine del santo non vi presieda e la protegga.
Teresa cercò di celebrare san Giuseppe con tutta la solennità possibile. Nelle sue Costituzioni si prescriveva: «Nelle domeniche e nei giorni festivi si canti la Messa, i Vespri e il Mattutino. Nei primi giorni di Pasqua e negli altri giorni di solennità si possono cantare le Lodi, specialmente nel giorno del glorioso san Giuseppe».
Come vedere l’impronta giuseppina negli inizi del Carmelo Scalzo?
Con un’espressione tanto commovente per santa Teresa, ella lo nomina «mio padre e signore san Giuseppe» dieci volte nei suoi scritti. Sarà così anche per le prime generazioni di carmelitani scalzi che si rivolgono al santo come «il mio vero padre e signore», «il gloriosissimo nostro padre san Giuseppe», «il mio gloriosissimo padre san Giuseppe». Quei carmelitani erano convinti che «non solo lo meritiamo come protettore, ma come Padre amorevole». Non ritenevano giusto chiamarlo semplicemente “san Giuseppe”, espressione che consideravano troppo fredda, per questo anteponevano sempre il soprannome familiare “Nostro Padre”. La formula “padre e signore”, attribuita a san Giuseppe da santa Teresa, divenne di uso comune tra le prime generazioni di Carmelitani scalzi.
Tra i tanti modi di dimostrare e vivere il carisma giuseppino che ha avuto il Carmelo Scalzo c’è il fatto di proclamare san Giuseppe Patrono della Provincia nel primo capitolo che gli Scalzi celebrarono ad Alcalá nel 1581: «Alla gloriosissima Vergine e al suo beato Sposo il santo Giuseppe, che la nostra santa Religione considera come particolari patroni e avvocati». Annuncio che ripeterà nei Capitoli successivi, nel 1583, 1585, 1587.
Poi nel capitolo del 1588, tenutosi a Madrid, gli Scalzi si divisero in cinque province e il titolo di san Giuseppe fu dato alla provincia della Corona d’Aragona. Nell’Istruzione dei novizi del 1591, si raccomanda al maestro dei novizi di chiedere, «per intercessione della gloriosissima Vergine e del suo beato Sposo san Giuseppe, che la nostra religione considera particolari patroni e avvocati» la grazia di «suscitare novizi». E san Giuseppe si presenta come modello di vita per il carmelitano, soprattutto per quanto riguarda l’intimità divina nel rapporto con Dio, con Gesù. Nel noviziato di Pastrana fu istituita la pratica della Schiavitù giuseppina.
Gli Scalzi si adoperarono perché fosse concessa la festa di patrono, che sarà concessa da Innocenzo XI nel 1681. Per perorare il patrocinio del Santo, essi argomentarono che a San Giuseppe, “potente in tutto”, si deve “la stabilità e la rettitudine delle leggi, la successione della religione profetica, il rinnovamento del tempio della religione, il risultato delle elezioni, lo splendore di questa celebrità, il capo supremo di cui godiamo come la migliore corona della religione, la gioia della tua protezione e, ciò di cui soprattutto e di più ti ringraziamo, l’averci dato Cristo nostro Signore”.
E oggi?
È vero che molte espressioni esteriori della devozione a san Giuseppe sono andate perdute. Suppongo che ogni carmelitano, anche solo per fedeltà ai desideri della santa Madre, sia devoto di san Giuseppe. Ma non è meno vero che non si celebra più la festa del Patrocinio, né quella del Fidanzamento, tipica del Carmelo Scalzo, anche se continuiamo a pregare quotidianamente la preghiera a san Giuseppe tra le preghiere dell’Ordine. Non sarebbe gran cosa chiedere, anche se resta un auspicio, che i nostri superiori si adoperino per ripristinare la festa del Patrocinio di san Giuseppe sull’Ordine del Carmelo.
Tutta questa ricca eredità giuseppina si riduce a una lieve affermazione delle Costituzioni, quando analizzano il ruolo della Vergine Maria nella nostra vita: «La nostra Famiglia professa lo stesso affetto teologale per coloro che Dio, nello stesso disegno di amore, ha voluto associare privilegiatamente al mistero dell’Incarnazione del suo Figlio. Infatti, nutriti dello spirito di santa Teresa, amiamo inseparabilmente la Vergine Maria e il suo sposo san Giuseppe e lo veneriamo come umile servitore di Cristo e di sua Madre, esempio vivente di comunione orante con Gesù e provvidenziale protettore del nostro Ordine» (Costituzioni 3,52).
Quale citazione teresiana consiglia per comprendere questo rapporto?
Padre Román Llamas, che sapeva tutto di san Giuseppe, afferma che santa Teresa non parla esplicitamente delle virtù di san Giuseppe né le propone come modello da imitare, come fa con quelle della Vergine Maria. L’unica cosa a cui fa riferimento e che propone come modello è la sua preghiera. San Giuseppe è maestro di preghiera, cioè di rapporto intimo e amoroso con Dio Padre, con Gesù. E la preghiera è l’elemento essenziale del suo carisma.
Più che una frase, un testo, il capitolo 6 del Libro della Vita, che possiamo chiamare il panegirico giuseppino; pochi testi come questo testo teresiano hanno avuto tanta influenza sulla diffusione della devozione a san Giuseppe. In esso la santa, per esperienza, ci parla della grandezza, potenza e bontà di san Giuseppe: «Io invece presi per mio avvocato e patrono il glorioso S. Giuseppe, e mi raccomandai molto a lui. Vidi chiaramente che dalla necessità in cui mi trovavo e da molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima mia, questo mio padre e signore mi tirò fuori con un bene più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai supplicato di qualcosa che abbia tralasciato di fare. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo santo benedetto. Ad altri santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci capire che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli sia ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede» (Vita 6,6). «Vorrei persuadere tutti ad essere devoti di questo glorioso santo, per la grande esperienza che ho dei beni che egli ottiene da Dio» (Vita 6,7). «Insomma, come colei che ha poca discrezione in tutto ciò che è bene, chiedo solo per amore di Dio che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoti. Gli devono essere affezionato specialmente le persone di orazione» (Vita 6,8).
Dalla lettura del sesto capitolo del Libro della Vita di santa Teresa, un vero panegirico su san Giuseppe, traiamo quattro conclusioni che rivelano l’entusiasmo di Teresa per il santo:
- Lo prese come speciale avvocato e protettore e sperimentò sempre fisicamente e spiritualmente il suo patrocinio.
- Che il suo potere di intercessione, più volte confermato, è superiore a quello di tutti gli altri santi.
- Che san Giuseppe non trascura mai coloro che gli sono devoti e gli prestano servizi particolari.
- Che esercita un singolare Patronato sulle “persone di preghiera”.