Continuiamo ad accompagnare questo tempo pasquale con alcune letture che ci aiutino ad approfondirne il mistero e l’incidenza nella nostra vita. La quarta settimana di Pasqua si apre con la Domenica del Buon Pastore, tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni (qui il link al messaggio di papa Francesco per la ricorrenza). Offriamo come meditazione un brano del card. Carlo Maria Martini, concluso da una preghiera per le vocazioni.
Mi è entrata nel cuore la domanda che Dostoevskij, nel romanzo L’idiota, pone sulle labbra di un ateo al principe Myskin:
«È vero principe, che voi diceste un giorno che la bellezza salverà il mondo? Signori – gridò forte a tutti – il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza… Quale bellezza salverà il mondo?».
Il principe non risponde alla domanda (come un giorno il Nazareno davanti a Pilato non aveva risposto che con la sua presenza di Gesù alla domanda: «Che cosa è la verità?: Giovanni 19,38). Sembrerebbe quasi che il silenzio di Myskin – xhe sta accanto con infinita compassione al giovane che sta morendo di tisi a diciotto anni – voglia dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.
La bellezza di cui parlo non è una bellezza seducente, che allontana dalla vera meta cui tende il nostro cuore inquieto: è invece la bellezza «tanto antica e tanto nuova», che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellezza di Dio (Confessioni, 10,27); è la bellezza che caratterizza il Pastore che ci guida con fermezza e tenerezza sulle vie di Dio, che è detto nel Vangelo di Giovanni «il Pastore bello, che dà la vita per le sue pecore» (Giovanni 10,11). È la bellezza cui fa riferimento san Francesco nelle Lodi del Dio altissimo quando invoca l’Eterno dicendo: «Tu sei bellezza!». È la bellezza di cui ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera agli artisti affermando:
«Nel rilevare che quanto aveva creato era cosa buona, Dio vide che anche era cosa bella […]. La bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza» (n. 3).
È la bellezza di fronte alla quale «l’animo avverte una certa nobile elevazione al di sopra della semplice predisposizione al piacere sensibile» (I. Kant, Critica del giudizio, § 59). Non si tratta quindi di una proprietà soltanto formale ed esteriore, ma di quel momento dell’essere a cui alludono termini come “gloria” (la parola biblica che meglio dice la bellezza di Dio manifestata in noi) “splendore”, “fascino”: è ciò che suscita attrazione gioiosa, sorpresa gradita, dedizione fervida, innamoramento, entusiasmo; è ciò che l’amore scopre nella persona amata, quella persona che si intuisce come degna del dono di sé, per la quale si è pronti ad uscire da noi stessi e giocarsi con scioltezza.
Sento che ancora oggi la domanda su questa “bellezza” ci stimola fortemente: «Quale bellezza salverà il mondo?». Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlare con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo; bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto della via, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio. Occorre insomma far comprendere ciò che Pietro ha capito di fronte a Gesù trasfigurato: «Signore, è bello per noi restare qui!» (Matteo 17,4), e che Paolo, citando Isaia (52,7), sentiva di fronte al compito di annunciare il Vangelo («Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!»: Romani 10,15).
Per chi si riconosce amato da Dio e si sforza di vivere l’amore solidale e fedele nelle diverse situazioni di prova della vita e della storia, diventa allora bello vivere questa fine secolo, questo nostro tempo, che pur ci appare così pieno di cose brutte e laceranti, cercando di interpretarlo nei suoi enigmi dolorosi e conturbanti. È bello cercare nella storia i segni dell’Amore Trinitario; è bello seguire Gesù e amare la sua Chiesa; è bello leggere il mondo e la nostra vita alla luce della croce; è bello dare la vita per i fratelli! È bello scommettere la propria esistenza su Colui che non solo è la verità in persona, che non solo è il bene più grande, ma è anche il solo che ci rivela la bellezza divina di cui il nostro cuore ha profonda nostalgia e intenso bisogno. […]
La bellezza si svela nel mistero di Cristo culminante nella Pasqua: la celebrazione eucaristica ne costituisce il memoriale.